Diario I secoli bui 998: differenze tra le versioni
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Alla sera presenziamo al funerale del nostro povero confratello, per poi andare a cena e a dormire con l'animo gonfio di preoccupazioni. | Alla sera presenziamo al funerale del nostro povero confratello, per poi andare a cena e a dormire con l'animo gonfio di preoccupazioni. | ||
Nel cuore della notte '''Genesio''' ode un rumore: è '''Brun''' che lo sveglia per avvertirlo che è successo qualcosa di grave alla famiglia di '''Dragan'''. Apprendiamo che il bimbo è scomparso. Ci svegliamo e usciamo dal villaggio per andare sul posto, lasciando dormire '''Oddone''' e '''Ucbaldo'''. | Nel cuore della notte '''Genesio''' ode un rumore: è '''Brun''' che lo sveglia per avvertirlo che è successo qualcosa di grave alla famiglia di '''Dragan'''. Apprendiamo che il bimbo è scomparso. Ci svegliamo e usciamo dal villaggio per andare sul posto, lasciando dormire '''Oddone''' e '''Ucbaldo'''. | ||
− | I genitori del piccolo stavano dormendo quando sono stati svegliati dal freddo. La porta era aperta e il letto del figlio era vuoto. Facciamo fiutare le sue coperte ai mastini del maestro dei cani e questi seguono la traccia fino a giungere al cimitero slavo. I cani si liberano dal guinzaglio con uno strattone e si precipitano latrando all'interno, poi sentiamo dei guaiti e il silenzio. Vediamo una luce in lontananza che si avvicina: è Jan, il padre del bambino, ma sembra sconvolto e cammina come un automa, poi sussurra qualcosa e si accascia al suolo. | + | I genitori del piccolo stavano dormendo quando sono stati svegliati dal freddo. La porta era aperta e il letto del figlio era vuoto. Facciamo fiutare le sue coperte ai mastini del maestro dei cani e questi seguono la traccia fino a giungere al cimitero slavo. I cani si liberano dal guinzaglio con uno strattone e si precipitano latrando all'interno, poi sentiamo dei guaiti e il silenzio. Vediamo una luce in lontananza che si avvicina: è '''Jan''', il padre del bambino, ma sembra sconvolto e cammina come un automa, poi sussurra qualcosa e si accascia al suolo. |
+ | Andiamo verso il cimitero e troviamo '''Kalmir''', il padrone dei cani, che dice di essere caduto in una buca e di aver perso la presa sul guinzaglio, poi ha visto '''Jan''' e due movimenti in direzioni opposte. Decidiamo di tornare all'alba per seguire le tracce alla luce e non rischiare di rovinarle. Intanto la gente fuori dal cimitero accusa un non meglio precisato "Dark" che apprendiamo essere una parola che indica un demone. '''Jan''' viene portato a casa per essere accudito. Torniamo ai nostri giacigli aspettando l'alba. | ||
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Versione delle 10:22, 7 lug 2016
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martedì 01 novembre 998
L'imperatore del Sacro Romano Impero Ottone III di Sassonia, dopo la morte del precedente pontefice Giovanni XV, ha da poco proclamato Papa con il nome di Gregorio V il suo confessore e cugino Bruno di Carinzia. L'europa sta vivendo un periodo di pace, tranne a oriente. Un gruppo di frati benedettini è stato incaricato dal vescovo di Ratisbona di scortare insieme ad alcuni uomini d'arme due ecclesiastici (il capo della delegazione padre Gudman e il suo braccio destro padre Drogo) che hanno il compito di portare la parola del Signore nelle terre magiare, convertendo alla fede la popolazione.
Dalle pagine di un diario dell'epoca tenuto da un non meglio identificato frate benedettino:
Martedì 1 novembre. Il nostro gruppo è partito ormai da una settimana e stiamo per arrivare all'avamposto di Laa, l'ultimo forte prima di inoltrarci nei territori ungheresi. Il viaggio è stato tranquillo e piacevole. Ieri fratello Gudman, insieme a fratel Drogo e ai monaci guerrieri ci ha preceduto in avanscoperta guadando il ruscello Zaja e lasciando indietro noialtri benedettini con due muli e parte dell'equipaggiamento e delle provviste. Abbiamo deciso di sostare appena guadato il corso d'acqua, un buon posto per riposare le membra stanche, soprattutto quelle dei nostri fratelli più anziani che stanno iniziando a provare le fatiche del cammino. Ci riuniremo a frate Gudman domani, presso il villaggio locato più avanti nel tragitto. Abbiamo predisposto dei turni di veglia e preghiera anche per assicurare agli altri un sonno tranquillo. Poco dopo il tramonto, durante il turno di fratello Barnaba, si è sentito l'ululato di un branco di lupi, cosa non insolita in queste lande. Poco dopo dalla boscaglia si è udito un gran trambusto e un monaco appiedato, sporco e insanguinato ha attraversato di corsa il nostro campo inseguito dappresso a cavallo da uno dei nostri monaci guerrieri che brandiva una mazza da guerra. Barbaba ha svegliato gli altri e montato in groppa a uno dei due muli, accompagnato dal giovanissimo frate stalliere Gervasio ha inseguito i due fino al ruscello. Qui hanno udito il rumore di qualcuno in fuga nell'acqua al guado, mentre il monaco guerriero giaceva a terra con la testa in un lago di sangue e il suo cavallo che fuggiva spaventato. Poco prima di spirare e rendere l'anima a Nostro Signore, con l'ultimo fiato concessogli ha sussurrato: "Tutti morti tranne Gudman... tutto finito..." per poi continuare a pronunciare con la bocca insanguinata una sorta di nenia o cantilena in una lingua incomprensibile alle orecchie dei due nostri confratelli. Dopo che il pover'uomo è stato portato al campo a dorso di mulo lo abbiamo spogliato delle armi per portarlo con noi fino al villaggio e dargli cristiana sepoltura. Nel pugno stringeva ancora una strana pietra nera con sopra incise delle rune incomprensibili anche ai nostri fratelli più anziani ed eruditi. Il resto della notte è passato nella pace del Signore.
mercoledì 02 novembre 998
Un nuovo giorno il Signore ci ha concesso, lo ringraziamo per questo. Dopo le preghiere del mattino, appena dopo aver intrapreso la marcia, odiamo un urlo provenire dal ruscello. Accorriamo prestamente e vediamo Ucbaldo, il nostro fratello più anziano e saggio, che giace al suolo in preda a convulsioni. Riusciamo a malapena a farlo salire sul mulo per intraprendere il cammino, è sconvolto e farfuglia parole incomprensibili. Proseguiamo verso il villaggio, luogo dell'appuntamento con il gruppo che ci ha preceduto. Appena giunti nelle vicinanze ci rendiamo conto che qualcosa non va. Gli edifici sono stati incendiati, ma non di recente. Vediamo un lupo che si sta cibando di un cadavere umano. La bestia ci guarda stranamente negli occhi, sostenendo il nostro sguardo, poi fugge al nostro approssimarsi armati di mazze. Il cadavere ha il ventre scoppiato. Nei paraggi ci sono anche i poveri resti dei nostri fratelli votati alle armi, che riconosciamo dall'abbigliamento perché tutti privi della testa, che è stata mozzata di netto ed è mancante. Qui c'è lo zampino dell'antico nemico, il Demonio. Giunti al forte notiamo che è pieno di croci, usate da queste popolazioni anche come simboli beneauguranti. Ma sta succedendo qualcosa... c'è un assembramento di persone e dei soldati stanno estraendo dal fiume un cadavere, che riconosciamo come quello di frate Drogo. Ci avviciniamo e siamo ammessi all'interno dell'area fortificata. Il cadavere è effettivamente di Drogo, ma nessuno del luogo lo conosce. Menech rivela di conoscerlo al capitano della guardia e racconta anche dei cadaveri rinvenuti poco prima ad Asparn. Così questi accetta di condurci al cospetto del lord di questi luoghi, che si chiama Brandt. Nel frattempo Ucbaldo rinviene, ma è ancora molto scosso e rimane reticente sull'accaduto. Ci accoglie assiso su un trono decorato con pelli di lupo, alle sue spalle festoni di armi esotiche che ci racconta essere trofei di guerra strappati ai nemici magiari. Sulle prime non sembra credere alla nostra storia, così Oddone gli consegna una lettera di presentazione del vescovo di Ratisbona che convince il vecchio guerriero ad offrirci aiuto e ospitalità. Ci invita a cena presentandoci anche al curato del villaggio, Zutto e una vecchia signora che sta lavorando a maglia. Mentre parliamo apprendiamo che il villaggio di Asparn è stato attaccato e bruciato circa tre anni prima dai magiari. Lord Brandt dice di non aver mai visto i missionari scomparsi e ci suggerisce di chiedere ai religiosi dell'eremo vicino all'insediamento. Mentre ci racconta degli usi barbari dei magiari, che secondo lui userebbero i bambini per sacrifici immondi, odiamo un urlo straziante che potrebbe provenire da gola umana ma anche bestiale, non riusciamo però a individuarne la provenienza. Cosa ancora più strana, tranne noi tutti lo ignorano come se non lo avessero udito. La serata si conclude con Hudman, il capitano della guardia, che accompagna Oddone e Ucbaldo in canonica dove passeranno la notte ospiti del sacerdote e gli altri alla taverna, dove prima di salire a dormire nei pagliericci preparati da Brun, l'avvenente e giovane figlia del taverniere, si fermano a bere vino nella sala comune approfittando per ascoltare le dicerie di un gruppo di borghesi presenti. Quest stanno parlando dei cadaveri ritrovati e fra le altre frasi captiamo la seguente: "Non c'è da temere niente finché ce l'hanno in pugno".
giovedì 03 novembre 998
Un'alba livida ci accoglie in questo giorno del Signore di fine millennio. Dopo esserci riuniti e aver recitato le orazioni del mattino Ucbaldo, che sembra essersi ripreso, durante la colazione in taverna ci racconta il suo incidente del giorno prima. Giura che quando è caduto svenuto aveva visto una figura umanoide dall'aspetto simile ad un lupo. Resta però reticente sui motivi del suo allontanamento dal gruppo. Mentre Barnaba e Reginaldo vanno a fare un giro esplorativo del villaggio andiamo da padre Zutto per esaminare come concordato il cadavere di Drogo. Ha il ventre squarciato dall'interno, mancano gli organi interni e dopo aver rimosso lo sporco Ucbaldo nota dei segni di una mano molto grande, forse munita di unghie molto lunghe, sul collo del poveretto. Dopo esserci riuniti Barnaba e Genesio fanno mente locale sugli avvenimenti di due notti prima e ricordano una parola della cantilena recitata poco prima di morire dal monaco guerriero caduto da cavallo nei pressi del ruscello. La parola è "Acris", ma nessuno ne conosce la possibile spiegazione. Decidiamo di accompagnare Brun da Danica, la bimba che abita fuori dalle mura che ha scoperto con il fratellino il cadavere di Drogo sul fiume, prima che fosse trasportato nel fossato dalla corrente. Troviamo Dragan, il fratellino che ha materialmente scoperto il cadavere mentre la sorella fuggiva spaventata, malato di malaria e in fin di vita, anche se il giorno precedente stava benissimo. La cosa è molto strana. E' presente anche un monaco eremita, Kirill, che concorda con la diagnosi di Ucbaldo. Barnaba parla con la bimba, che sembra molto impaurita, convincendola a tornare sul luogo del ritrovamento. Una volta giunti al fiume lei racconta che hanno trovato il cadavere mentre giocavano a rincorrersi. Il fratello si è avvicinato mentre lei ha avuto paura. Poi ha sentito il fratello piangere e lamentarsi ed è fuggita. Ora si incolpa della malattia del fratello. Barbaba scopre delle tracce di un uomo adulto che si avvicinano al fiume. Chiede aiuto a Genesio, molto più pratico nella ricerca delle tracce, e infatti questi riesce a seguirle per un certo tratto e rinviene anche l'impronta di una mano grande molto più del normale calcata nel fango del fiume sul luogo del ritrovamento del cadavere. Torniamo al villaggio e Ucbaldo porta con se Kirill al quale mostra la salma di Drogo, lasciandolo stupefatto. Alla sera presenziamo al funerale del nostro povero confratello, per poi andare a cena e a dormire con l'animo gonfio di preoccupazioni. Nel cuore della notte Genesio ode un rumore: è Brun che lo sveglia per avvertirlo che è successo qualcosa di grave alla famiglia di Dragan. Apprendiamo che il bimbo è scomparso. Ci svegliamo e usciamo dal villaggio per andare sul posto, lasciando dormire Oddone e Ucbaldo. I genitori del piccolo stavano dormendo quando sono stati svegliati dal freddo. La porta era aperta e il letto del figlio era vuoto. Facciamo fiutare le sue coperte ai mastini del maestro dei cani e questi seguono la traccia fino a giungere al cimitero slavo. I cani si liberano dal guinzaglio con uno strattone e si precipitano latrando all'interno, poi sentiamo dei guaiti e il silenzio. Vediamo una luce in lontananza che si avvicina: è Jan, il padre del bambino, ma sembra sconvolto e cammina come un automa, poi sussurra qualcosa e si accascia al suolo. Andiamo verso il cimitero e troviamo Kalmir, il padrone dei cani, che dice di essere caduto in una buca e di aver perso la presa sul guinzaglio, poi ha visto Jan e due movimenti in direzioni opposte. Decidiamo di tornare all'alba per seguire le tracce alla luce e non rischiare di rovinarle. Intanto la gente fuori dal cimitero accusa un non meglio precisato "Dark" che apprendiamo essere una parola che indica un demone. Jan viene portato a casa per essere accudito. Torniamo ai nostri giacigli aspettando l'alba.